Tra le meraviglie toscane, Volterra spicca per la sua autenticità ancora presente nella sua architettura urbana.
Molti dei suoi edifici sono etruschi ed ora voglio raccontarvi un po’ di storia legata all’arte che è passata per questo territorio.
Il nome Volterra deriva dall’etrusco Velathri e la sua nascita, ha origini antiche, a partire da circa 3000 anni fa; dal periodo eneolitico fino ad oggi non è semplice fare un riassunto.
Sicuramente è stata una città della civiltà etrusca infatti il suo centro storico mantiene la conformazione della città-stato, di cui oggi è ancora ottimamente conservata la cinta muraria, costruita con blocchi di petra locale; altrettanto ben conservare sono la porta all’Arco e la porta Diana.
Nella città storica sono presenti le fondamenta di due templi, alcuni edifici e cisterne; vi sono poi alcune rovine romane come il Teatro ed alcuni edifici medievali tra cui la Cattedrale, la fortezza Medicea ed il Palazzo dei Priori.
E’ stata una città rinascimentale di rilievo commerciale e molte famiglie nobili si sono succedute fino ad oggi, passandosi proprietà immobiliari e terriere di questa meravigliosa città.
SALINE DI VOLTERRA
E’ una frazione della città ed ha una storia anch’essa millenaria.
“Ci dev’essere qualcosa di stranamente sacro nel sale. Lo ritroviamo nelle nostre lacrime e nel mare” scrisse Khalil Gibran…
Furono gli Etruschi ad accorgersi dell’enorme potere che avevano sotto i loro piedi, infatti con il sale si poteva conservare il cibo ed ai tempi era uno dei pochi modi per farlo.
Questo era dovuto alla presenza di sorgenti salate, dette moie,
Anche nel Medioevo (sec. XII) le troviamo come primo centro del commercio del sale della Toscana, infatti quando Volterra cadde sotto Firenze (1472) le risorse naturali del territorio si indirizzarono lungo la strada Volterra-Valdelsa-Firenze, chiamata “Via del sale”, che sarebbe poi diventata tra gli assi commerciali più importanti del Granducato.
Il Granduca Leopoldo nel ‘700 ne incrementò la produzione costruendo nuovi stabilimenti, decretando così la nascita di Saline di Volterra. Passò in seguito sotto il controllo statale e negli anni Novanta è stata privatizzata fino ad oggi.
Queste colline sono ricche di percorsi escursionistici come il tracciato della vecchia ferrovia a Cremagliera. Dal 1912 al 1958 collegava Saline con Volterra ed era costeggiato da vecchie case cantoniere, piccoli edifici di servizio e terrapieni.
Si rientrava poi a Saline, immersi tra il verde delle colline coltivate e il bianco lucente dei siti di estrazione del salgemma, con Volterra a fare da sfondo.
Il territorio di Volterra include diversi borghi e luoghi caratteristici come Saline, Villamagna, Mazzolla, Montemiccioli e gli agglomerati di Pignano, Prato d’Era, San Cipriano, Sensano, Ulignano, Ponsano, Vicarello, Roncolla, Il Cipresso e Montebradoni.
ARTIGIANI MILLENARI DI ALABASTRO
Gli Etruschi, antichi abitanti e fondatori della cultura antica, conoscevano questo materiale roccioso, dalle qualità eccellenti per la realizzazione di arte dall’architettura all’artigianato.
Le loro tombe, oggi ancora presenti, testimoniano l’uso che ne venne fatto soprattutto per la realizzazione di monumenti funerari.
Nel medioevo, l’uso dell’alabastro cessa di esistere se non per alcune realizzazioni architettoniche, come capitelli ed altre iconografie.
La rinascita del suo uso avviene in epoca Rinascimentale (come tutto del resto).
Dalla metà del Cinquecento, alcuni artisti lo usano per la realizzazione sacra di tabernacoli, cibori, acquasantiere, candelabri, colonne.
Il suo utilizzo continua nei secoli sempre in campo religioso ed è solo arrivando al nostro secolo che si inizia la produzione di altri prodotti commerciali, con l’utilizzo dell’alabastro, come busti o vasi.
Nel XIX secolo il maestro Luigi Albino Funaioli realizza bassorilievi in alabastro basso di Castellina Marittima e nel XX secolo è con Umberto Borgna che diventando direttore artistico della Cooperativa Artieri Alabastro, determina un cambiamento nella produzione del materiale, venendo definito il primo designer di Alabastro.
Fino al 1940 avviene lo sviluppo di un nuovo stile, realizzato studiando le tendenze artistiche ed i gusti moderni. Fabbriche e botteghe vengono sommerse da disegni per produrre vasi, posacenere, cornici portaritratto, lampade, scatole di vari tipi come arredo alle abotazioni della borghesia italiana e straniera.
Nel dopo guerra, riprende la produzione con l’abbinamento di legno ed altri metalli per la realizzazione di oggetti seriali, contrapposto all’artigianato preesistente
Molte erano le persone che lo lavoravano e Volterra fino a poche decine di anni fa, era ricca di botteghe ancora attive, all’interno del suo centro cittadino.
Oggi, le poche rimaste, testimoniano e trasmettono un’antica tradizione che porta in sé un’importante impronta di cultura e sapienza.
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