HAI PENSATO CHE LA CITTA’…
NON FA PIU’ PER TE?
“Questa è la storia di uno di noi, anche lui nato per caso in via Gluck…” cosi iniziava la famosissima canzone di Adriano Celentano che raccontava la storia (autobiografica) di “un ragazzo” che negli anni 50 lasciava la campagna per andare in città e per avere le comodità che lì non c’erano… Questa invece è la storia di una coppia che dalla città (proprio la stessa Milano) è tornata alla campagna perché in città non c’erano le vere comodità di cui sentivano davvero il bisogno, per sé e per i propri figli.
Ti racconto una storia che può ispirarti
Il bello del mio lavoro, è quello di conoscere persone e posti che non avresti mai visto se non fossi andata alla ricerca di quei casali di una volta. Per arrivare a casa di Gabriella e Nazario (suo marito) sono “dovuta passare“ in macchina e con grandissimo piacere, in mezzo alle vigne toscane. E’ un percorso suggestivo e sembra quasi di cambiare anche epoca e tornare indietro quando le famiglie vivevano dei loro prodotti.
Dal 1976 per 4 anni, hanno iniziato a leggere qualunque libro sulla coltivazione, l’agraria, le tecniche di coltura e qualunque cosa che potesse dargli informazioni per diventare coltivatori; nel mentre, durante la giornata, il contadino del posto, gli insegnava il mestiere che hanno poi, nei successivi 40 anni, arricchito con la loro esperienza e passione. Gabriella è una donna vera, una donna che ha portato avanti la famiglia, il lavoro e la gestione del patrimonio, così come i latini definivano la madre: la donna considerata nei suoi rapporti con i figli e il marito e con la casa di cui ha la cura e il governo.
Proprio a lei ho chiesto di raccontarmi la sua storia per testimoniare che chiunque può decidere di intraprendere la strada di diventare imprenditore agricolo e magari ispirare giovani coppie che vorrebbero dare alla propria famiglia un sostentamento diverso da quello che la città offre (o toglie, a seconda del punto di vista). Il terreno del casale è di circa 6 ettari e comprende 1300 piante di ulivi da cui Gabriella e Nazario ricavavano buona parte della produzione e del loro fatturato (leggi anche l’articolo “come iniziare per diventare imprenditore agricolo”).
Come hanno fatto?
F: Gabriella raccontami la sua giornata e come si svolgeva la tua vita nel casale:
G: “Mi alzavo alle 5 del mattino e dopo la colazione (tazza di caffè latte e qualche biscotto, per cui molto veloce) andavo nel campo a raccogliere le verdure che portavo al mercato a vendere. Accompagnavo i miei figli a scuola e andavo al mercato di Empoli fino alle 13 per poi andare a riprendere i miei figli e tornare a casa. A quel punto mi dedicavo alla famiglia, sai… preparare il pranzo, seguirli nei compiti e sistemare le cose della casa.
Nel frattempo Nazario, fin dal mattino, era nei campi ed andavo ad aiutarlo prima del calar del sole per riportare gli attrezzi ed il raccolto nella rimessa. La coltura delle olive e dei vigneti era il lavoro che portava più reddito che ci ha permesso di comprare negli anni tutto il casale (inizialmente ne avevamo solo una parte).
Chiaramente il cibo in questo modo non è mai mancato, avevamo ed abbiamo tutto: frutta e verdura di stagione e galline che ci hanno sempre dato delle uova buonissime e sane. Non abbiamo mai coltivato con prodotti chimici e possiamo mangiare la frutta con la buccia e godere del nutrimento che la natura ci dà. Posso dirti che questo è stato davvero l’investimento più importante che abbiamo fatto per il futuro. Eravamo giovani e forti ed abbiamo fatto tutto quello che era necessario per dare a noi e ad i nostri figli una vita sana, lontana dall’inquinamento ambientale.
Chiunque può intraprendere la strada di diventare imprenditore agricolo. Noi lo abbiamo fatto senza nessuna esperienza ma con tanta voglia di aumentare la qualità della vita. Siamo cresciuti nella metropoli, a Milano, avevamo una palestra che ci dava tutte le soddisfazioni di cui potevamo essere contenti. Nazario era campione nazionale di body building, io ero istruttrice e giudice di gara, viaggiavamo, la palestra era sempre strapiena e non ci mancava nulla.
Ci mancava però la natura ed una vita lontana da certi pericoli che in quegli anni, gli anni 70, purtroppo Milano aveva. Stiamo vendendo il casale perché i nostri figli non hanno scelto questa strada e noi, andando avanti con l’età non siamo più forti come invece serve.
Vorremmo lasciare questo retaggio a qualcuno che come noi ha passione e voglia di imparare. Possiamo aiutare a farlo come noi siamo stati aiutati dal contadino di allora. Vorremmo essere esempio di “un pezzo di Italia” che si riappropria della terra e trasmette alle generazioni future la cultura e la passione che è la storia di questo paese: l’impresa agricola familiare”